Voxyl

La scelta di una voce giusta da affidare ad un personaggio o ad un brand pubblicitario è fondamentale. Alzi la mano chi di voi, almeno una volta, non ha immaginato come potessero essere le voci dei personaggi dei fumetti che leggeva da piccolo o che legge ancora. Ne parliamo in questo interessante articolo. 

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Le voci che hanno decretato il successo di film e cartoni animati
Non è un caso che già 40 anni fa nasceva “Super Gulp”, programma della Rai dove veniva data voce e vita ai fumetti. Il più famoso, per chi se lo ricorda, era quello di Nick Carter dove la voce di quest’ultimo venne affidata al grande Carletto Romano, anche voce di Jerry Lewis e Bob Hope.

Il successo che negli anni hanno avuto personaggi di film o cartoni animati è stato spesso decretato per una buona percentuale dalla voce che gli hanno affidato. La percezione, da parte di una buona fetta di pubblico, era che quelle italiane fossero veramente le originali. Ricordiamo sempre il grande Ferruccio Amendola con i vari Stallone, De Niro, Hoffman, oppure l’immenso Oreste Lionello con Woody Allen, Gene Wilder ecc.

Escludendo la grande tecnica recitativa di questi due grandi del doppiaggio, la scelta voce-volto si dimostrò fondamentale e sicuramente vincente, decretandone nel tempo il grande successo. Diciamoci la verità, è vero o non è vero che se pensiamo a De Niro lo immaginiamo sempre con quella impronta vocale del nostro Ferruccio che cita la classica frase “sei solo chiacchiere e distintivo... chiacchiere e distintivo” per citarne una; oppure Stallone con il suo famoso discorso finale in Rocky 4. Se questi attori parlassero diversamente... per tanti non sarebbero più loro!

"Voice Design-come nasce una Voce?"
Il 29 Marzo 2017, allo IED di Milano ha avuto luogo “Voice Design - come nasce una Voce?”. Un incontro dove si è discusso dell’argomento voce/volto, dell'abbinamento tra l’immagine di un personaggio ed il suono della sua voce. A presenziare vi sono stati Pietro Ubaldi, storico doppiatore dei personaggi più popolari dei cartoni animati anni ’80 e Giuseppe Liuzzo, in arte BOB, famoso Youtuber.

Si è parlato di quanto fossero importanti le caratterizzazioni vocali dei personaggi e come fossero differenti a secondo della cultura e del linguaggio dei diversi paesi. L’immaginazione creativa voce/volto è sempre stata fondamentale. Lo stesso Ubaldi ha rivelato in conferenza una vera e propria chicca. Ha spiegato infatti, come il personaggio dei cartoni Taz (il Diavolo della Tazmania), non avesse voce nel cartone originale e come in fase di doppiaggio, insieme ai suoi colleghi ne immaginarono la voce, decretandone così il successo. L’Italia in effetti è stato l’unico paese al mondo a dare voce al Diavolo della Tazmania.

Altra cosa interessante scaturita da questo incontro sono state le parole di Bob Liuzzo il quale ha parlato di Sound Branding, ovvero quella capacità di accostare un suono ad un prodotto portando chi ascolta al riconoscimento immediato dello stesso, attraverso quella sonorità. Anche la scelta del suono di una voce è fondamentale, il matrimonio tra ciò che si vede e quello che si sente è obbligatorio per tutto.



Ma quali sono i criteri di scelta parlando ad esempio della pubblicità?
Ogni speaker professionista ha le sue peculiarità vocali. Con quali criteri allora scegliere una voce? Voce maschile o femminile? Sicuramente ci sono delle regole per le quali la scelta cade su una di queste in quanto più intrigante e di richiamo rispetto ad un'altra. In un recente studio pubblicato su di una rivista di settore, dove sono stati posti sotto esame reazioni inerenti all’utilizzo di voci maschili e femminili negli spot pubblicitari, è emerso che per i prodotti neutri o di orientamento maschile, il genere del narratore non influiva nella percezione del messaggio o nell’acquisto, mentre per prodotti indirizzati alle donne, una voce femminile veniva percepita come più convincente e affidabile rispetto a quella di un uomo.

La scelta vocale comunque viene anche decretata dalla personalità del prodotto, dall’essenza di quello che è il brand, dai suoi valori, i suoi obiettivi e la promessa che vuole mantenere nei confronti degli utenti. Nel prodotto stesso c’è un impegno e un trasporto che bisogna andare a comunicare e a trasmettere caratterizzandolo con una specifica personalità e suono vocale. Perché un detersivo, un rasoio, una marca di caffè oppure di automobili si differenzi, bisogna che abbiano un carattere distintivo che crei empatia. Prodotti che fanno parte anche dello stesso settore, non sono tutti uguali, per cui hanno bisogno di voci diverse. Per intenderci e concludere... “Coccolino” non parla come “Mastrolindo”.  

Articolo a cura di Antonio Amoruso

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