Voxyl

Ecco a voi la lezione numero tre del Videocorso tenuto dalla vocal-coach Roberta Faccani. Oggi Roberta ci parlerà del non semplice approccio a Lady Montecchi, uno dei personaggi di “Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo”, di Giuliano Peparini con la produzione del grande David Zard. Ovviamente sul #sitodellevoci in collaborazione con Astralmusic

Articolo a cura di Roberta Faccani


Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo”, di Giuliano Peparini con la produzione del grande David Zard. Giuliano chiese a tutti noi una cosa molto diversa dal musical che conosciamo nel West End piuttosto che a Broadway: non enfatizzare mai i personaggi. Per non enfatizzare mai i personaggi bisognava capire come implodere, piuttosto che esplodere, mantenendo un tono distaccato continuando però a timbrare e rendersi comprensibili, e senza alzare il volume.

Pensate sia molto facile? Non è proprio così.
Al contrario della parte iniziale – il famoso duetto “L'odio”, in cui mi si richiedeva una voce graffiata e dove ho usato come ben sappiamo non le corde vocali vere, ma le aritenoidi e le false corde per non farmi male – nella seconda parte mi si richiedeva un'implosione, un soffiato, una tenerezza, un filato. Dovendo cantare spesso in ginocchio, ho pensato fosse opportuno usare molto
cry e anche l'appoggio lombare, equesto è dunque un consiglio per tutti coloro che cantano da seduti.


Per implodere nella voce – per non farla venire troppo fuori e mantenersi sempre udibili e comprensibili – ricordatevi di articolare molto bene; se tuttavia dovete interpretare un personaggio dove la mimica facciale non dev'essere troppo evidente, come nel caso di Lady Montecchi, bisogna fare un gioco interno attraverso l'uso corretto del
vocal tract.

Vi racconto adesso di come mi sia approcciata ai ruoli di Morte e Vita nel disco “Zerovskij - Solo per amore” di Renato Zero: anzitutto vi rammento che sono due ruoli complementari, dove abbiamo una parte molto ironica ma anche una parte molto drammatica; la Morte doveva però avere anche un certo distacco dalle vicende umane, quasi dovesse essere super partes anche quando si parlava di argomenti importanti come l'eutanasia.

Che cosa è stato richiesto di conseguenza nell'uso vocale? 
Nella prima parte canto una canzone molto ironica e brillante, con un impegno di movimento scenico notevole, dov'è appunto richiesta una determinata brillantezza vocale; il secondo brano è invece molto drammatico, quindi l'uso vocale è di natura completamente opposta. La tessitura nella prima parte richiedeva un maggior aggancio ai risuonatori di testa anche durante i movimenti scenici.

Personalmente ho usato molto
twang, una respirazione più veloce con dei fiati “rubati”, come si direbbe in gergo. Al contrario il secondo brano, “L'ultimo valzer”, cantato da seduta con un mio collega addirittura sdraiato sulle gambe, richiedeva una certa tenuta diaframmatica: dovevo raggiungere delle note molto più alte partendo da una tessitura più bassa.
Questo è stato affrontato sostenendo maggiormente il diaframma, articolando con cura le parole, studiando il passaggio di registro e mantenendo un buon contatto con la maschera, un buon aggancio ai risuonatori di testa ma con una maggior verticalizzazione rispetto al primo brano, soprattutto per favorire l'innalzamento del palato molle durante le note acute.

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