A Radio Deejay era “By Night”, mentre oggi a Radio Italia “Solo Musica Italiana” è la voce che ci accompagna dalle 9 alle 12 durante weekend: vi stiamo parlando di Mila che è qui con noi oggi per raccontarci di se e offrirci tutti i suoi consigli.
Intervista realizzata da Catia Demonte
Raccontaci della tua carriera partendo dagli esordi.
La mia carriera è abbastanza lunga, non dichiaro mai gli anni che ho fatto di radio perchè altrimenti mi fanno i conti e stabiliscono la mia età. L’età di uno speaker o di un personaggio dello spettacolo è giusto che rimanga segreta perchè siamo degli eterni Peter Pan quindi non cresciamo mai! La voce se è ben curata e conservata non invecchia e quindi da una parte per uno speaker può essere un segnale positivo: invecchia il corpo, ma non invecchia la voce. Per quanto riguarda la mia carriera, ho iniziato a fare radio per caso. La prima emittente in cui sono stata si trovava sotto casa mia ed era Radio Porta Romana. Sono seguite: Radio Milano Ticinese, Radio Luna, Gbr International, Nova Radio, Radio Montestella fino ad arrivare direttamente a Radio Deejay. Ci sono arrivata per una casualità perchè ho semplicemente portato un provino. Da quel momento ho iniziato a trasmettere a Radio Deejay nella fascia mattutina. Poi Claudio Cecchetto ha scoperto la mia caratteristica vocale e ha deciso di lanciare il personaggio “Mila By Night” e di farmi andare in onda di notte.
Che cosa è rimasto e cosa è cambiato della “Mila By Night”?
Se si conduce un programma alla mattina, certamente non si può trasmettere con la stessa enfasi e la stessa intonazione di un programma notturno. Quindi mi sono dovuta adeguare alle fasce del mattino e devo dire che non sono le mie fasce congeniali. Mii piace trasmettere la mattina, ma io rimango un animale notturno e quindi preferisco lavorare di notte anche se è molto faticoso.
Qual è stato il tuo percorso vocale?
Ho studiato tanto, approfondendo la dizione e mi sono esercitata con i vocalizzi perchè la voce deve trovare delle tonalità a mio parere basse e quindi io lavoro su quelle. La voce è uno strumento e deve essere trattato come tale , non si può pensare che una voce nasca in un modo e rimanga tale, al contrario va lavorata, studiata, potenziata sopratutto per ciò che riguarda le tonalità. Negli Stati Uniti, un personaggio o un attore esce da una scuola di recitazione in modo completo imparando un pò tutto, a ballare, cantare, recitare e poi trova la sua strada. Qui in Italia c’è poca voglia di studiare.
I primi tempi in cui facevi radio avevi un modello al quale ti ispiravi?
Come la maggior parte dei miei colleghi, all’inizio ci siamo ispirati alle radio americane e quindi i modelli erano quelli. Io poi ho avuto l’occasione di andare a New York e Los Angeles dove ho potuto visitare radio strepitose e per me l’esempio era quello. Ognuno poi deve elaborare una propria personalità, deve essere riconoscibile e deve avere le sue caratteristiche. I personaggi famosi della radio, sono diventati tali principalmente perchè avevano delle caratteristiche uniche, inconfondibili e non replicabili.
Quali sono i tuoi consigli a chi oggi inizia la sua carriera radiofonica?
E’ un mestiere molto difficile perchè i posti importanti che ci sono vengono quasi sempre mollati alla morte dello speaker. Si può partire da radio di dimensioni più piccole e cercare di crearsi una carriera partendo da li. Successivamente coltivare la propria passione e le proprie caratteristiche per arrivare a diventare un personaggio che abbia qualcosa di diverso da dire e da proporre. Bisogna imparare studiando perchè sento tante persone che si improvvisano in questo lavoro e a mio parere non è una cosa possibile.
Il sogno radiofonico che vorresti realizzare?
Nella vita bisogna sempre sognare e lavorare sulla creatività. Io sono una persona molto creativa, il mio sogno lo sto per realizzare perchè sto lavorando ad un progetto mio che ancora non è stato divulgato alla stampa per cui preferisco non parlarne. Però senza sogni sarei morta, quindi continuo sempre a sognare, a creare ed inventare cose anche in ambito diverso da quello radiofonico dove oggi c’è poco spazio per la creatività.